Lui & Lei
Ricordi: Rosalia, la ceretta ed il massaggio
di PaoloSC
20.11.2023 |
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"“Poggia qui” e mi indica una sorta di attaccapanni che era in realtà un’asta per appendere le pellicole sviluppate ad asciugare..."
Rosalia, la ceretta ed il massaggioNegli scorsi vent’anni ho sempre avuto molta cura del mio corpo e, seguendo una sorta di mania (pure esagerata, secondo Francesca), mi sono costantemente depilato talora solo la parte bassa, talora tutto il corpo.
La ricerca di un’estetista disponibile a fare la ceretta è sempre stata un’operazione complicata e non nascondo che ho sofferto molto, in termini di strappi e di follicoliti, nel mettere le mie pudenda in mani non esperte.
Ricordo di aver selezionato un annuncio di un’estetista che conduceva un centro abbronzante a cui era annesso il gabinetto estetico; presi l’appuntamento dichiarando esplicitamente che volevo depilarmi pube, inguine e genitali oltre al resto. La signora disse che non c’erano problemi e mi fissò un incontro per la settimana successiva.
Era estate ed il negozio era privo di aria condizionata, almeno nel laboratorio, per cui si sudava parecchio.
Dichiarai che dopo la depilazione mi sarebbe piaciuto fare un massaggio per placare gli arrossamenti e la signora accettò senza colpo ferire.
Rosalia (questo il suo nome) era una piacevole donna di una cinquantina d’anni, tutto sommato non portati male nel fisico, ma il tempo (o i problemi) le avevano segnato il volto. Aveva un trucco piuttosto pesante, reso ancor più evidente dai capelli bruciati dalle meches.
Indossava una camicetta bianca portata abbottonata sotto il seno strizzato in un reggiseno push-up ed un paio di jeans a vita molto bassa (era il 2008 o il 2009, era la moda di allora), dai quali faceva capolino un perizoma bianco. In compenso, sfoggiava un’abbronzatura così intensa e scura da essere chiaro che era lei la sua prima cliente.
Mi fece accomodare nel gabinetto, in sostanza il retrobottega del negozio che probabilmente era stato in precedenza un laboratorio di fotografia; difatti, lungo una delle pareti c’era un tavolo da lavoro con due ingranditori ed alcune tank di sviluppo dei vecchi formati 35mm e 6x6, tutta roba che solo un ultrasessantenne oggi capirebbe.
Al centro della stanza, per fortuna in penombra e separata dalla bottega vera e propria da una tenda semitrasparente, c’era il lettino da massaggio. Su un carrello, il fornelletto scaldacera ed i roller, oltre alle strisce, le spatole ed un po’ di flaconi vari.
“Puoi spogliarti qui. Questa è la mutandina” mostrandomi il classico perizoma da estetica nel formato da uomo. Taglia da bimbo, però…
“E dove posso poggiare i miei vestiti?” le chiesi.
“Poggia qui” e mi indica una sorta di attaccapanni che era in realtà un’asta per appendere le pellicole sviluppate ad asciugare. Ne avevo avuta una simile, da ragazzo…
Mi spogliai mentre Rosalia serviva una cliente per una doccia solare. Provai a coprire al massimo i miei genitali con la parte grande dello slip ma inevitabilmente o mi usciva il pisello da sopra o le palle da sotto. Per non fare torti, decisi di fare un po’ ed un po’, e mi stesi pancia in sotto in attesa.
Rosalia entrò e mi chiese “Esattamente cosa devo togliere?”
“Tutto” le risposi.
“Tutto? Tutto tutto?” chiese per conferma.
Premetto che non sono mai stato particolarmente peloso, tantomeno sulla schiena o sulle cosce.
La mia peluria era concentrata soprattutto sulla pancia e sulla zona inguinale, ma con peli radi e abbastanza sottili.
“Come vedi, non è che deve togliere molto” le dissi. Le davo del lei, almeno fino a che lei non mi avesse dato del tu.
“Come hai detto che ti chiami?”
“Paolo” le rispondo. “Mi chiamo Paolo”. ‘Nnamo bbene…
“Va bene Paolo. È la prima volta che fai la ceretta?”
“No, assolutamente no. Sono svariati anni che la faccio”.
“Ma anche lì sotto?” indicandomi la parte al momento sotto la pancia.
“Soprattutto lì sotto” le dico.
“Sai, è la prima volta che faccio la ceretta intima ad un uomo. Fino ad oggi ho fatto solo schiena e gambe, al massimo attorno all’inguine” confessò.
Devo dire che non fui molto contento della risposta. Mi dovevo preparare ad una sessione dolorosa, immaginavo.
“Però sono bravissima con le donne. Alcune nemmeno sentono lo strappo lì” questa volta indicando il suo basso ventre.
“Questo mi consola” le dissi. “E di grazia, come mai hai deciso di iniziare con me?” le dissi.
“Boh, la tua voce al telefono era quella di una persona educata e gentile, e quando me lo hai chiesto ho detto si.” Continuò. “Me lo confermi, no, che sei una persona educata e gentile?”.
Eh già, se te lo confermo io, credici!!!.
Avevo capito che da quella conversazione surreale sarebbero potute nascere situazioni altrettanto surreali.
Mentre mi passava la cera sulle spalle e sulla schiena iniziò a chiacchierare ed a raccontarmi metà della sua vita. Mi disse che aveva 48 anni (se, vabbè…), che era divorziata, risposata, divorziata ancora e risposata al primo marito che però le metteva le corna con la donna per la quale l’aveva lasciata. E poi, che aveva trovato un signore di ottant’anni che voleva sposarla e lasciarle le sue ricchezze in cambio di una notte d’amore ma che lei aveva rifiutato per rispetto dei figli (si, arivabbè!!!) ed altre storie assurde, talmente poco credibili che magari erano vere…
Passò quindi alle cosce ed alle gambe, e qui se la cavò con gli amici della figlia che la spiavano mentre si cambiava quando rientrava a casa “Pensa che un giorno sono entrata in bagno ed ho trovato un ragazzetto che si stava masturbando! Ma lo capisci?”. Situazione obiettivamente assurda. Chissà su cosa si stava masturbando, mi chiesi.
Poi mi fece girare.
“Ma non è meglio che mi passi un po’ d’olio sulla schiena e sulle gambe per evitare che la carta del lettino si attacchi alla cera?” le chiesi
“No no, non ti preoccupare, dopo facciamo il massaggio e tolgo tutto” mi rispose. Ora, se qualcuno di voi ha mai provato a fare una ceretta tradizionale con le strisce, sa perfettamente che se non sei perfettamente pulito, basta una piccola zona ancora non pulita per appiccicarti con la carta e avere quel piacevole effetto colloso…
E comunque, fu come fu che iniziò questa volta dalle gambe. E riprese a raccontare della sua vita, del primo marito che le metteva le corna e del secondo marito che aveva conosciuto il primo marito ed erano andati a cena assieme e bla bla bla… Il brutto era che ogni tanto mi faceva domande che richiedevano risposte mirate ed io, che nel frattempo cercavo di non sentire quel profluvio di parole, mi trovavo ad inventare supercazzole che però venivano accettate come risposte valide.
Passò quindi alla zona rossa ed iniziò a prendere in mano la cosa nel vero senso della parola. La prima azione fu quella di togliersi i guanti di latex che fino ad allora aveva indossato. Quindi iniziò a spostare lo slip ora a destra ora a sinistra, in alto ed in basso allo scopo di studiare una strategia d’attacco ai peli.
Iniziò dal pube e per farlo abbassò lo slip scoprendo buona parte della salsiccia che stava lì, un po’ barzotta. Mi chiese di tenere lo slip abbassato mentre procedeva metodicamente a togliere tutta la peluria. La mano non era malvagia, ed aiutandola a tenere la pelle tirata non andava troppo male.
“Ti faccio male?” mi chiese
“No, per il momento no” le risposi.
“Hai visto come sono brava? Te l’avevo detto!” aggiunge.
Poi decise di passare allo scroto ed ai testicoli. L’ano e la zona perineale l’aveva già fatta prima, provocandomi qualche sussulto di dolore. Il problema era che era rimasta un po’ di cera che mi aveva letteralmente incollato le chiappe tra loro…
Comunque, iniziai a sudar freddo.
Dovetti riconoscere che si sapeva muovere bene. Mi chiese più volte di aiutarla a tendere bene la pelle delle palle e lo strappo era sempre su piccole zone, mai su zone estese. Insomma, anche la zona dello scroto, dell’interno cosce, dei cavi inguinali e dei testicoli era andata abbastanza bene. Solo uno strappetto di troppo proprio su Evaristo (il coglione sinistro) aveva provocato una piccola ulcera, ma era cosa che mi succedeva quasi ogni volta. Semplicemente una zona di pelle particolarmente sottile e delicata.
E alla fine toccò al pisello.
“Ok, ora la cosa è un po’ delicata” mi disse.
“Innanzitutto, togliamo lo slip, così posso operare meglio” e mi strappò la mutandina di carta e me la sfilò da sotto: peccato che una parte si fosse letteralmente incollata al buco del culo…
Comunque, iniziò a spargere del talco sull’asta, poi accarezzò la pelle per sentire quanti peli ci fossero, poi guardò un po’ spostando l’uccello da una parte e dall’altra. Infine, tenendolo per il prepuzio, lo sollevò e mi disse: “Io credo che per lavorare meglio la pelle debba tendersi un po’” e così lo prese in mano ed iniziò a scappellarmi su e giù fino a che non fu della giusta consistenza, né troppo duro né troppo moscio.
“Ora aiutami” mi disse.
Iniziò a spalmare la cera con la spatolina di legno per due o tre centimetri alla volta. Poi, appoggiava una striscia di carta sulla parte e tenendo con un mano l’estremità con il palmo dell’altra la faceva aderire al meglio. Ma così facendo provocò un aumento dell’erezione.
“Scusa, non comando io…” le dissi.
“No, capisco, è una reazione naturale. Anche a mio marito, quando lo massaggio, gli si arrizza sempre…” aggiunse.
“Si bella, allora massaggiami meglio, no?” pensai.
La cosa andò avanti per qualche minuto. Allo stendere della cera mi si arrizzava, poi con lo strappo si sgonfiava, e così per tutta la durata dell’operazione.
Dopo una ventina di minuti ed altri due o tre di attenta osservazione e constatazione di mano della presenza di qualche peletto scappato (che tolse con le pinzette) decise di essere abbastanza soddisfatta del suo lavoro e mi chiese, sempre tenendo il pisello in mano: “Che ne pensi?”.
A mia volta passai le dita sulla zona e constatai che si, era stato fatto un buon lavoro, non sentivo peletti o zone non curate e non avevo sofferto alla fine più di tanto.
“Direi che può andare bene” le dissi con tono soddisfatto.
“Ok, ora facciamo il massaggio”.
“Vuoi che mi rimetta il perizoma?” chiesi.
“No, direi di no. Oramai, non ce n’è più bisogno. Aspetta che ti passo un po’ di olio qui” indicando tutta la zona genitale “prima che ti stendi a pancia in giù” mi disse.
Prese uno dei flaconi dal carrello e versò una dose abbondante di olio di mandorle sulla zona pubica e sul pisello. Poi lo sparse con entrambe le mani senza tralasciare nulla, ma senza intenti particolari. Un approccio molto distaccato.
La temperatura del locale, intanto, vuoi per i fornelletti, vuoi per la presenza di due persone (che notoriamente scaldano come una piccola stufetta) era divenuta calda. Il ventilatore che era stato poggiato sul tavolo accanto a me spostava solo aria calda ed il refrigerio era veramente poco.
“Ora per favore mettiti a pancia in giù”.
Iniziò con un giro sulle gambe e sulle cosce, soffermandosi dove trovava della carta attaccata. Devo dire che la mano non era malvagia, si vedeva che qualcosa aveva studiato. Ed in effetti confessò di aver seguito un corso professionale di massoterapia addirittura all’ISEF.
Poi si dedicò rapidamente alla zona perianale, oggetto anch’essa di ingrassaggio ed oliatura al fine di scollare le chiappe e rimuovere i pezzi di carta appiccicati.
Quindi si spostò dalla parte della mia testa.
Avevo messo le mani sul bordo del lettino e guardavo con attenzione la sua pancia che usciva dal pantalone a vita bassa. Notai che indossava qualcosa che aveva dei laccetti sui fianchi, perché uno di questi spuntava dal fianco assieme a parte dell’elastico della parte anteriore. Probabilmente con il caldo il jeans era sceso mostrando un po’ dell’intimo.
Poi successe come per caso che si appoggiò con il pube sulle mie mani. Ero fermo, bloccato e non mossi un dito per evitare di generare proteste o di dover chiudere lì, per cui feci letteralmente finta di niente.
Lei finì di pulire la schiena e di oliarla e ritornò dalla parte dei piedi, ove ricominciò da capo il massaggio di piedi, gambe e cosce e su su fino ai glutei. Solo un paio di volte arrischiò un passaggio ravvicinato alla zona rossa, toccandomi di sfuggita i testicoli. Dedicò invece un po’ di attenzione a titillare il mio sfintere, forse per togliere un pezzetto di carta rimasto appiccicato.
Si sposò quindi di nuovo verso la testa, ma questa volta si fermò di lato, proprio all’altezza della mano destra che avevo spostato di lato, sempre a stringere il fianco del lettino. Ed anche questa volta si appoggiò con il pube. Solo che questa volta il pantalone era un paio di centimetri più in basso, scoprendo tutta la parte superiore della mutandina (anch’essa a vita bassa) e parte del pube. L’appoggio fu seguito da un paio di strusciate sulla mano, forse non propriamente cercate, ma di certo non fece nulla per evitare. Poi passò dall’altro lato, sempre ad altezza testa, e fece la stessa cosa sull’altra mia mano. Questa volta non riuscii a vedere nulla perché avevo lasciato la testa girata dalla parte opposta.
“Senti, fa troppo caldo. Vado a mettermi comoda. Aspettami qui” mi disse.
Mi girai e la segui con lo sguardo mentre si recava in quella che sembrava essere una toilette. Notai che aveva un tatuaggio tribale proprio sopra i reni, all’altezza delle fossette.
Rosalia però non chiuse la porta della toilette e dalla fessura riuscii a vedere che si toglieva i jeans e la camicia per infilarsi un pantalone bianco largo ed una maglietta di cotone. Mi era sembrato di vedere una tetta senza reggiseno, ma non ne ero certo.
Spense quindi la luce ed uscì dalla toilette. I pantaloni della tuta erano dei pantaloni di cotonina legati in vita da una coulisse e portati a vita bassa, appena sopra lo slip. E confermai la sensazione: aveva tolto il reggiseno.
Riprese in mano un po’ d’olio e ricominciò con il terzo passaggio sulle gambe, sui glutei e sulla schiena questa volta con maggior profondità ed intensità. Passò quindi ancora alla testa. Anche allora, si posizionò in relazione alle mie mani, che erano appoggiate al bordo superiore del lettino. Ed anche allora si appoggiò con il pube alle mani.
Solo che questa volta mossi un dito come per riflesso, andandole a toccare da sopra il pantalone e lo slip la parte bassa del pube, diciamo un paio di dita sopra il clitoride.
Credevo che si sarebbe scansata ed invece si appoggiò con maggiore intensità.
Ripetei il movimento con l’altra mano, questa volta appoggiandole tutte le dita sul pube, e lei non si spostò.
Poi, dopo un paio di minuti di queste schermaglie, si chinò all’orecchio e mi sussurrò “Girati”.
Mi girai e mostrai il mio alzabandiera.
“Scusa, è che …”
“Shh… non ti preoccupare” e mi mise un dito sulle labbra.
Iniziò quindi salendo dai piedi sulle gambe e sulle cosce. Mi aprì le gambe per massaggiare per bene anche l’interno coscia mentre con il dorso mi sfiorava i coglioni che, forse per il caldo, sembravano più calati del solito. Saltò quindi a piè pari il pisello e si concentrò sull’addome ove iniziò prima una serie di massaggi alternando le braccia in senso latitudinale, e poi facendo dei movimenti circolari che in basso, passando sotto l’asta già in erezione, andavano a toccare il pube e la base del cazzo.
Quindi si trasferì sul petto partendo dalla testa. Si chinò con il busto in avanti proprio sulla mia testa, mostrandomi le tette da sotto la maglietta corta. Erano calate, ma sembravano ancora piene ed erano completamente abbronzate.
Intanto con le mani parallele percorse tutto il mio petto, poi l’addome per arrivare attorno al pisello. Qui, decise di prenderlo tra le due mani, accarezzarlo e poi risalire su. Ripetè questa operazione per altre due o tre volte, generando un’intensa erezione.
Infine si rispostò al mio fianco, all’altezza della mia mano destra.
Presi coraggio e le infilai la mano nei pantaloni mentre lei aveva il mio pisello in mano.
Non si ritrasse e ne approfittai per sciogliere il laccio della coulisse e calarle i pantaloni alle ginocchia.
Come indovinato, portava un perizoma di pizzo bianco con laccetti allacciati con un nodo ai fianchi. Ne sciolsi uno e cadde sui pantaloni mostrando un pube depilato con solo una sottile strisciolina che percorreva tutto il monte di Venere.
Mentre iniziava a masturbarmi, scesi con le dita seguendo le labbra fino ad individuare il suo clitoride. Era un bottoncino non più nascosto che si ergeva rispetto alle piccole labbra. Lo massaggiai un po’ generando dei sospiri e dei gemiti di piacere.
Si avvicinò ancor di più al lettino per favorire la mia esplorazione. Io continuai il percorso ed andai a cercare la sua vagina che trovai completamente bagnata di secrezioni dense ed appiccicose. Iniziai a penetrarla con un dito e lei, di sua volontà, si chinò su di me e me lo prese in bocca succhiando la cappella e facendo su e giù con la mano e con la bocca.
Durammo poco entrambi. Lei venne con uno strillo ed iniziò a tremare tutta sulle gambe. Si staccò con la bocca ed iniziò a muovere la mano velocemente. Dopo qualche secondo, venni anch’io copiosamente, impiastrandole la maglietta e parte dei pantaloni.
Proprio in quel momento suonarono alla porta che fortunatamente era chiusa a chiave e Rosalia si ricompose tirandosi su alla bell’e meglio i pantaloni (ma non le mutande che erano rimaste per terra) e infilando al volo un camice sulla maglietta tutta macchiata.
Rimase qualche decina di secondi di là, accese la macchina alla ragazza che era entrata per la doccia e le disse “Quando hai finito esci pure, io sto di là con UNA cliente” le disse. Chissà se le aveva creduto.
Ritornò quindi da me e si tolse nell’ordine camice, maglietta e pantaloni, rimanendo completamente nuda.
“Mi hai sporcato tutta, guarda che macello!” esclamò.
Io ero quasi seduto, pensando che il tutto fosse finito lì, ed invece mi disse: “Mettiti giù. Ti devo pulire e poi devo finire il massaggio”.
Mi ristesi sulla schiena mentre lei prese delle salviette umide e mi deterse con cura pisello, palle, stomaco e petto dove erano arrivati alcuni schizzi.
Poi ricominciò il massaggio. Dopo due passate, mi disse: “Girati di nuovo a pancia in giù”.
Obbedii e ricominciammo il gioco, solo che questa volta si dedicò con molta più attenzione al mio buchino ed alla zona perianale. Fui io a grugnire di piacere e a sollevare un po’ il bacino per dare spazio ad un’altra erezione. Poi si rispostò all’altezza della testa e questa volta accettò che la accarezzassi con entrambe le mani. Ora l’avevo a portata di bocca, e mi allungai per leccarla sul pube. Lei si sollevò in punta di piedi, poi prese uno sgabello e vi salì permettendomi di leccarla al meglio. Non aveva un buon sapore, le sue secrezioni erano non piacevoli da leccare per cui dovetti dopo un po’ rinunciare per tornare a masturbarla prima con due e poi con tre dita.
Questa volta si mise la mano davanti alla bocca per evitare di urlare, e mi staccò con un gesto repentino le mani dalla sua fica grondante.
“Girati, facciamo l’altra parte” mi disse.
Le ubbidii e mi misi a pancia in su. L’erezione era potente, forse più potente di prima. Non ci fu massaggio, ma solo un assalto al mio cazzo. Prima lo leccò e lo mise in bocca, lo succhiò un po’ e poi, un’altra volta eccitata dalle mie mani che erano tornate a stimolarla, decise di salire sopra il lettino usando lo sgabello di prima e letteralmente si impalò su di me.
Nonostante fossi già venuto poco prima, durai poco.
Dopo una decina di colpi, Rosalia iniziò a strusciare il suo clitoride contro il mio pube mentre con la cappella le sfrucugliavo la testa dell’utero. Le contrazioni di piacere mi stimolarono ulteriormente e mi trovai a venire di nuovo, questa volta dentro di lei.
“Ma sei venuto dentro?” mi chiese un po’ stupita e spaventata.
“Si, non ho fatto in tempo!” le risposi
“Vabbè, non sei malato no?” aggiunse.
Rimasi basito a quella affermazione che mi preoccupò non poco.
Poi, in un certo senso mi tranquillizzò.
Mentre ci rivestivamo, mi disse: “Sai, era tanto tempo, almeno un anno che non facevo sesso.”
“Non farti idee strane! Io non sono così. Anzi, è la prima volta che lo faccio con uno sconosciuto ed alla prima volta” si giustificò.
“Non mi è mai successo prima, sappi che io ho fatto l’amore solo con quattro uomini. E tu sei il quarto!” mi confessò.
“Oggi non so cosa mi sia successo. Sul serio, io non sono così!” si giustificò.
“Tranquilla, è tutto OK. Anche a me non è mai successa una cosa del genere fino ad oggi!” le risposi.
Ed era in parte vero. In effetti, una cosa così, a raccontarla, era quasi incredibile.
Provai a ricontattarla dopo l’estate per un’altra ceretta ed un’altra seduta di massaggio, ma non rispose più al telefono. Più avanti scoprii che aveva chiuso il negozio e ceduto l’attività.
Al telefono non rispose più fino al giorno in cui ricevetti il messaggio “TIM: informazione gratuita. Il numero da lei digitato non è attivo. Si prega di controllarne la correttezza”.
Chissà.
Ho sempre creduto di essere stato io la causa.
O no?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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